Gentile sindaca, municipali e consiglieri comunali, personale amministrativo e invitati a questo Consiglio comunale che conclude questo anno di legislatura del Comune di Massagno prima della pausa estiva.
Innanzi tutto, ringrazio il mio gruppo Massagno Rosso verde per la fiducia nuovamente accordatami, ma anche tutto il gremio del Consiglio comunale e tutti coloro che si adoperano per far funzionare al meglio questo comune.
Se ben ricordate il mio intervento alla presidenza precedente riguardava il discorso di Pericle agli ateniesi che, con tanto orgoglio, asseriva che il suo governo favoriva i molti anziché i pochi e, per questo,
veniva chiamato democrazia.
Non so se questo succede anche a voi ma ogniqualvolta mi vedo confrontata con letture, conferenze o discussioni, molto spesso le riporto al senso del fare politica nel nostro comune, per il quale siamo chiamati a rispondere ma, soprattutto, ad agire da acuti osservatori e fini proponenti, traducendo queste attitudini in interventi, voti, emendamenti, entrate in materia o risposte ai Messaggi municipali che l’esecutivo chi chiede di formulare.
Certo potremmo dirci che nei confronti della politica federale o cantonale siamo più limitati, ma, questi anni di politica comunale mi portano a dire che sono altrettanto essenziali ed importanti soprattutto per quanto riguarda la preziosissima quotidianità dei cittadini che vivono in questo chilometro quadrato.
Per la preparazione agli esami di maturità professionale, che avranno luogo proprio domattina, riprendevamo con gli studenti, le tematiche degli spazi sociali istituzionali (di asili nido, extra scolastici, mense…) e di come la creazione, l’allestimento di questi ambienti di vita e di crescita in modo consono e personalizzato, favorisse l’orientamento socio ambientale dell’utenza ad un’azione partecipativa. Questo spazio, concludevamo, AGISCE come SUPPORTO ad un senso di appartenenza, di responsabilità, disponibilità e compartecipazione, un coinvolgimento interattivo nei rapporti reciproci, fornendo una sicurezza interiore ed esterna, e quindi sociale.
Certo queste sono nozioni di pedagogia rispetto alle istituzioni educative ma non le ritengo per nulla disgiunte da quelle del concetto di cittadinanza e dunque anche dal pensiero politico.
Avvicinandomi ad un discorso più macroeconomico la domanda che mi pongo, e che rivolgo anche a voi, è quella di capire come creare e assicurare un benessere sociale, di una collettività di individui. Rispondervi ed agire in funzione di essa, costituisce un problema di scelta sociale che va al di là di una visione di aggregazione sociale utilitaristica, ma considera anche le disuguaglianze sociali. Questi interrogativi ma soprattutto le analisi e riflessioni effettuate a partire da questi quesiti, hanno valso il premio Nobel per l’economia ad Amartya Sen. Egli nel suo testo sullo sviluppo umano: un approccio alternativo all’economia politica, afferma:
“Lo sviluppo non può davvero essere concepito come il processo di incre- mento di oggetti di uso inanimato, come l’aumento del Pil procapite, lo svi- luppo industriale, l’innovazione tecnologica o la modernizzazione sociale. Naturalmente si tratta di conquiste notevoli, spesso cruciali, ma il loro valore deve essere fatto dipendere dall’effetto che producono sulle possibilità di vita e sulle libertà delle persone” (Sen, 2000, p. 83).
Questa considerazione macroeconimica permea anche la nostra piccola ma grande realtà comunale, e la riflessione allora verterà alla nostra capacità di aprirci a queste nuove prospettive malgrado le difficoltà, le sfide della complessità contemoranea. È fondamentale mantere delle nuove prospettive, in termini di opportunità da cogliere per offrire una crescita associata anche allo sviluppo, ad un progresso di condizioni di benessere in termini di affitti accessibili, spazi verdi non incorniciati da cemento, luoghi di aggregazione, centri educativi e d’integrazione del comune stesso. Massagno deve avere un cuore, una piazza che unisce, che ritrovi dei valori comuni, per una comunità che non si rispecchi ma che guardi dentro di sé per vedere cosa è possibile fare dall’interno, resistendo alle pressioni esercitate su questo chilometro quadrato.
Sen parla del potere che ci rappresenta ma non siamo noi a detenerlo, bensì i cittadini che ce lo riconoscono, e queto, nella misura in cui saremo in grado di metterli nelle condizioni concrete ed immaginative di fornire le basi per il loro divenire.
Grazie per l’attenzione
Beatrice Bomio Amichi